MASTOPLASTICHE

raccolta iconografica dei principali interventi correttivi sulla mammella.

Spiccata ipoplasia mammaria in giovane e bella ragazza giunta alla mia osservazione con notevoli implicazioni di ordine psicologico e comportamentali..

Risultato a 3 mesi dall'intervento: in questa paziente impiantai in sede sottomuscolare una coppia di endoprotesi al gel di silicone doppia camera 250 cc

Altro caso del tutto analogo ai precedenti nel quale ho impiantato coppia di endoprotesi sottomuscolari 350 cc

Risultato a distanza di 1 anno dall'intervento di mastoplastica additiva.

Altro caso di ipoplasia mammaria marcata in ragazza di 20 anni, con notevoli implicazioni comportamentali nella vita di relazione. Ho impiantato una coppia di protesi a doppia camera profilo basso da 275 cc cd in sede sottomuscolare.
Due casi di ptosi mammaria di 1° e di 2°: a sinistra donna di 39 anni con ptosi associata a marcata ipoplasia mammaria da fibroinvoluzione. In questo caso, poichè la ptosi era di 1°, mi è stato possibile correggere il difetto estetico con l'impianto sottomammario e sovramuscolare di una coppia di protesi al silicone da 250 cc. A destra donna di anni 41 alla quale, per sua espressa richiesta, è stata decisa la via periareolare per impiantare le protesi da 250 cc.
A sinistra le vecchie protesi degli anni '80; a destra le moderne protesi texturizzate. Il volume in cc di gel di silicone, il profilo, l'altezza ecc. variano secondo le esigenze del singolo caso.

Nel caso 1 e 2 foto di sinistra la ptosi mammaria è di 2°-3°, cioè la proiezione della linea transareolare cade al di sotto del solco sottomammario; pertanto il ricorso all'impianto di protesi al silicone non è indicato in quanto in breve tempo si avrebbe un disastro estetico post-operatorio. Dunque ho dovuto correggere la ptosi con un intervento di mastopessia, che non fa uso di materiali alloplastici, cioè estranei alla paziente, ma che tuttavia lascia vistose cicatrici come ben si può cogliere nella foto scattata a tre mesi dall'intervento chirurgico.

Un capitolo a parte sono le gigantomastie (le 2 foto di destra); le pazienti quasi sempre arrivano ben motivate psicologicamente per farsi togliere il fardello che incurva loro la schiena e macera la cute sottomammaria per tutto l'anno. Spesso si dichiarano disposte ad accettare qualsiasi segno cicatriziale pur di essere alleviate dal peso insostenibile. Qualcuna è venuta da me producendomi persino le radiografie del rachide dorsale incurvato: ma spesso non è il peso del seno, ma un inconscio atteggiamento antiverso per nasconderlo, che produce la flessione del dorso specie nelle più giovani. Occorre molta prudenza nel consigliare e soprattutto nello scegliere chi ha veramente indicazione all'intervento chirurgico, che non è "una passeggiata fra i prati" come non mi stanco mai di ripetere, ma un lungo, snervante e laborioso intervento plastico di 4 o 5 ore, destinato in ogni caso a lasciare cicatrici permanenti e visibili. In questa ragazza, molto giovane, cui il destino aveva assegnato 1500 gr di tetta per ciascun lato in eccesso e delle areole di tipo matronale pur senza aver mai allattato, ho accettato l'intervento di mastoriduzione in quanto le mammelle all'età di 19 anni già arrivavano alla linea ombelicale trasversa; d'accordo con la paziente ho ridotto il seno quanto bastasse per consentirgli di "star su con garbo" senza esagerare nella riduzione, dal momento che la paziente comunque era dotata di un bel torace. Ma le mammelle con la tecnica di Tord Skoog si possono ridurre praticamente di quanto si vuole, e spesso mi sento avanzare dalle pazienti richieste del tipo: "mi faccia piatta come una tavola piallata". Nell'ultima foto di destra il risultato a 6 mesi di distanza: La silouette del seno è quella che aveva espressamente desiderato la paziente, ma è evidente il tipo di cicatrici lasciato dall'intervento.